Monte San Francesco in Pertica: il Fascino Oscuro dell’Abbandono

05.07.2025

Immerso tra boschi intricati e ruderi sospesi nel tempo, il Monte San Francesco – 794 m s.l.m. sopra Velate – non è mai stato luogo di violenza documentata. Tuttavia, le poche testimonianze e l'atmosfera decadente lasciano spazio a ombre profonde. In questo breve articolo, esploreremo la storia tra epoche sovrapposte, relativi documenti e leggenda.


San Carlo Borromeo e la Sospensione del Sacro

Nel corso della visita pastorale del 27 ottobre 1574, l'arcivescovo Carlo Borromeo (1538–1584) descrisse una chiesa ormai in rovina:

  • Altare senza croce né candelieri
  • Pavimenti dissestati, muri scrostati
  • Mancanza di soffitto, campanile e acquasantiera

Borromeo ordinò rapidi interventi e la sospensione delle funzioni divine fino alla sistemazione del luogo, ma i fondi non furono stanziati: dopo poco la chiesa fu sconsacrata, e i mattoni e le pietre furono asportati per riutilizzo edilizio. Così cominciò il lento abbandono delle tracce sacre.


Rovine Avvolte dal Bosco, Voci nel Silenzio

Oggi, nel sottobosco, restano solo pochi ruderi e tracce di mura perimetrali. Le antiche fondamenta sono sommerse da erbe, radici e fogliame: un paesaggio di decadenza, che amplifica la percezione di un mistero dimenticato. Nel silenzio carico di storia, ogni fruscio diventa messaggio. Ogni pietra, una presenza.


L'Accenno all'Oscurità: "Carteggio" e Profanazione

Nonostante non vi siano documenti ufficiali, circola un riferimento circa un presunto carteggio legato a un omicidio e una profanazione nella zona del convento. Questo elemento conferisce al luogo un'aura inquietante: il mistero si nutre di silenzio e assenza.


Il Mistero Nascosto nel Declino

Il vero fascino di Monte San Francesco risiede nel contrasto:

  • Storia antica e sacralità svanita
  • Ordine religioso sostituito da abbandono totale
  • Spazio aperto a suggestioni oscure e storie non dette


È questa sovrapposizione – tra quel che è stato e quel che non sappiamo – a rendere il luogo misterioso. Dove c'è poca (o nulla) documentazione, le percezioni trovano terreno fertile.


La Speranza tra le Rovine: perché è fondamentale riprendere gli scavi

Dove oggi si cammina tra rovi e silenzi, giacciono sotto terra secoli di storia sepolta. I rilievi compiuti nei primi anni 2000 hanno confermato ciò che la leggenda già sussurrava: Monte San Francesco è un nodo archeologico complesso, che attraversa almeno tre epoche distinte:

  • Periodo romano-tardoantico, con resti di una torre di avvistamento.
  • Tracce longobarde, tra cui sepolture e pertiche funerarie.
  • L'insediamento francescano medievale, ormai quasi del tutto scomparso.

Ma tutto questo rischia di scomparire nel silenzio. Senza interventi concreti, ciò che resta verrà inghiottito dalla vegetazione e dall'oblio.


Cosa potrebbe emergere?

  • Reperti religiosi del convento originario (altari, icone, ossari)
  • Oggetti liturgici o monastici, databili tra XIII e XVI secolo
  • Strutture difensive romane, finora solo parzialmente mappate
  • Possibili documenti murati o iscrizioni, capaci di spiegare il misterioso abbandono

Riprendere gli scavi significa riaprire una finestra temporale, portare alla luce verità sepolte e, forse, gettare luce su quelle zone di ombra storica.


Un appello agli enti locali e ai cultori del mistero

Chi ama la storia e chi ama il mistero condividono lo stesso imperativo: indagare, riportare alla luce, conservare. La ripresa degli scavi sul Monte San Francesco non è solo archeologia: è riscatto di un luogo carico di energia simbolica. Lasciarlo in rovina significa accettare l'oblio. Scavare, invece, è ascoltare ciò che la terra ancora vuole raccontare.


Conclusione

Il Monte San Francesco conserva il buco nero del non-detto. Dove le lettere conservate di Borromeo documentano silenzi e resistenza dei luoghi antichi, questo silenzio è diventato mistero. Le rovine offrono la cornice a storie che sembrano cercare un posto tra le pietre. E lì, camminando tra le radici, il visitatore curioso può sentire, forse, un respiro antico, un battito non colto, un segnale che attende di essere ricordato.