PIETRE

07.09.2023

Si dice che la roccia sia lo scheletro della Terra. Si dice che conservi in sè tracce di memorie sepolte dai secoli. Si dice che sia simbolo dell'origine dell'universo, primo elemento del primordio e segno di tutto ciò che è stato nel tempo. Si dice...

Le pietre del conventino e delle strutture presenti presso il Monte San Francesco - ruderi, ormai, in gran parte disseminati disordinatamente - potrebbero raccontare la verità, poiché testimoni di avvenimenti misteriosi. Se solo avessero una voce, potrebbero fugare ogni dubbio, suffragare ogni teoria, ribaltare molte leggende, ripristinare la storia plurisecolare di un luogo quasi abbandonato.

Eppure, quelle pietre restano in silenzio... perché una voce, non ce l'hanno. Perché possono solo restare dove sono o dove vengono spostate. Perché non si può dare credibilità a ciò che non ha vita. Una pietra è una pietra: non è un animale, non è un organismo vivente. Non respira, non mangia, non beve, non dorme, non si sveglia. Una pietra è solo materia, testimone spettatrice immobile di tutto ciò che non si può più raccontare.

Camminando lungo i fianchi del Monte e giungendo fino al suo cuore, blocchi multiformi sembrano tessere di un puzzle che ha smarrito il suo disegno originale: nessuno sa come possa essere apparso questo luogo, secoli fa, agli occhi di chi lo incontrasse per la prima volta. Si dice vi fossero c'erano terrazzamenti e orti, vita - sostanzialmente, così come c'è vita in un villaggio a più di 790 metri sul livello del mare. Da un lato, si scorgeva il borgo di Santa Maria del Monte; dall'altro, lo sguardo si posava sul lago. Una sorta di paradiso, dunque, nel quale i primi Francescani avevano stabilito la loro opera.

Nel silenzio che accompagna il cammino, queste pietre sembrano indicare la direzione del passo, avvolte in parte dalla vegetazione, qua e là ammassate, in modo particolare verso ciò che - si dice - potesse essere l'antico cimitero longobardo. Di tanto in tanto, quando giunge l'ora dorata, si avverte il passo di un animale nascosto nella fitta vegetazione che impedisce la vista. C'è vita, in questa vita fatta di alberi e arbusti, terra e rovine incustodite! C'è vita, c'è suono, c'è dialogo, tra anima e natura! C'è, in qualche modo, una sorta di comunicazione fatta di silenzi che non sono silenzi. C'è una magia impalpabile, fonte di domande che, forse, non avranno una risposta definitiva.

Per molti secoli, queste pietre hanno atteso che qualcuno percorresse il sentiero proibito. Queste stesse pietre attendono, tuttora, che qualcuno ne stabilisca l'origine: non quella assimilabile ad una datazione, bensì quella legata alla motivazione dello stanziamento spirituale che, a quel tempo, aveva donato sacralità al bosco circostante. Pietre dal colore grigio-perla, levigate e segnate dal tempo e dai fenomeni atmosferici, probabili tracce di condanna legata ad eresia, segnano la storia di un luogo che non ha mai cessato di vivere... poiché custodito dal Tau.


Paola Elena Ferri