L'INIZIO
22.11.2020
Cammino per le strade di Varese, in questa domenica silenziosa, avvolta da un secondo lockdown, forse ancora più duro del precedente. Questa seconda metà di novembre sta confinando - forse! - un 2020 funestato da una pandemia mondiale che sconvolge alcune persone, inasprendone altre. Non ci sono molte macchine, in giro, e la gente sembra sparita dalle vie che portano verso il centro. L'atmosfera dovrebbe già illuminarsi di Natale, eppure non sembra esserci alcuna traccia di vita, né di speranza. La mèta che mi ero prefissata di visitare è chiusa da un cancello che non mi permette di oltrepassare la soglia umana e di dirigermi nella natura che ho deciso di esplorare. Mi dirigo verso la Chiesetta di sant'Imerio, risalente al secolo XI, considerata una vera e propria "piccola perla" della città, eretta sul luogo in cui precedentemente esisteva una chiesa longobarda, dedicata a San Michele. Il suo nome attuale deriva da Sant'Imerio di Bosto, venerato come pellegrino e martire insieme a San Gemolo, martirizzato con lui. Una tradizione dell'XI secolo sostiene che i due fossero compagni di un vescovo che stava viaggiando in pellegrinaggio ai sepolcri della basilica San Pietro e di San Paolo fuori le Mura, a Roma. Furono uccisi durante un assalto al seguito vescovile in Valganna da parte di una banda di uomini di Uboldo o Seprio . Gemolo fu sepolto a Ganna, dove nel 1095 sorse un'abbazia a lui dedicata; Imerio, scampato, morì a Varese, e fu sepolto nella chiesa di San Michele a Bosto, successivamente intitolata a lui. Una storia triste, come queste strade desolate che sembrano quasi grigie, in questo pomeriggio di sole. Ma non è la fine, perchè, da ogni distruzione, nasce sempre la ricostruzione. Il viaggio è iniziato.