FOREST BATHING - NEL CUORE DELLA NATURA
"Così tra questa immensità s'annega il pensier mio: e il naufragar m'è dolce in questo mare."
Così termina L'Infinito, di Giacomo Leopardi: il finale di una poesia che, a mio avviso, ben descrive lo stupore e la meraviglia originati dallo spettacolo della natura, nel lasciarsi coinvolgere in un modo così profondo da andare oltre i confini e raggiungerne "l'oltre". Queste parole sintetizzano l'esperienza del bagno nel bosco, ovvero il Forest Bathing, versione anglofona di Shinrin Yoku, una pratica nata in Giappone negli anni '80, basata sulla natura quale esperienza terapeutica, spirituale, aggregativa, creativa, meditativa. Non manca il cammino, nello specifico, il cammino consapevole, dove il passo non è solo un atto meccanico, spesso scontato: l'avanzare nel bosco rappresenta un vero e proprio incontro con la natura, l'inizio di una profonda relazione con il "Cuore Verde" che, attraverso la sua voce delicata, entra in contatto con noi.
Da un punto di vista nozionistico, è stato dimostrato che trascorrere del tempo nel bosco e nelle aree naturali sia una buona medicina preventiva, poiché riduce lo stress, migliora l'umore, stimola la creatività, riduce la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna, rafforza il sistema immunitario e accelera il recupero dalla malattia. La "magia" del Forest Bathing è data dagli allelochimici (messaggeri che consentono la comunicazione tra specie, generi, famiglie e classi o addirittura regni differenti – vegetale e animale, sostanze ancora poco studiate e con risvolti applicativi ancora tutti da perfezionare), prodotte naturalmente note come fitoncidi, i feromoni delle piante. Il loro compito è aiutare a tenere lontani gli insetti fastidiosi e rallentare la crescita di funghi e batteri. Quando gli esseri umani sono esposti ai fitoncidi, è scientificamente provato che queste sostanze chimiche abbassano la pressione sanguigna, alleviano lo stress e potenziano il sistema immunitario. Si trovano maggiormente i fitoncidi? Negli alberi (come pino, abete, cedro e quercia), nella cipolla e nell'aglio, nelle spezie (come coriandolo, rosmarino, cannella e salvia).
Il termine Shinrin Yoku è stato coniato in Giappone nel 1982 da Tomohide Akiyama (allora direttore dell'Ente forestale, poi promosso dal Ministero dell'Agricoltura, delle Foreste e della Pesca giapponese) per incoraggiare stili di vita sani, oltre che proteggeregli ambienti naturali della nazione. In seguito, il Dott. Quin Li, immunologo e Presidente della Società Giapponese di Medicina Forestale, ha introdotto il termine di Forest Therapy, ovvero una "terapia naturale senza medicine". Riconosciuta dall'Onu e inserita nella bozza Strategia Forestale Nazionale 2020. In Giappone (e pochi altri Stati), la Forest Therapy viene prescritta dalla medicina nazionale, mentre in Italia non è ancora riconosciuta dal Servizio Sanitario Nazionale.
Da un punto di vista più intimistico, l'esperienza è vissuta come un'opportunità di scorgere un "linguaggio nel silenzio", nel quale più l'essere umano rallenta il passo, più la natura riesce a compiere il suo. E non è un passo eclatante: è un avvicinamento nell'anima che presuppone il coraggio di amare la propria sensibilità, di soffermarsi sui dettagli più semplici (una goccia di rugiada sulla foglia d'erba del mattino, il bagliore dorato del sole sul verde brillante delle foglie, il profumo di resina nella gentile brezza primaverile, il canto di uccelli nascosti tra i rami, eccetera), quasi come se essi nascondessero i segreti più profondi della vita. Pensare al silenzio può incutere timore, poiché esso viene spesso associato all'assenza di parole tipica della solitudine non cercata. La parola silenzio deriva dal verbo latino silēre= tacere, che a sua volta deriva dal sostantivo "silentium", assenza di rumori o di suoni. Tuttavia, andando più indietro nel tempo, si ritrova un'antica radice indoeuropea: si-= legare, che ritroviamo in alcune parole del sanscrito (ad esempio, si-nâmi = io lego). Il silenzio è un legame, dunque, che si instaura con la natura e i suoi elementi, quando lasciamo che sia lei a parlarci e non noi a sovrapporci con le nostre parole, le nostre aspettative, le nostre esigenze insoddisfatte... le nostre fughe. Fuggiamo, quando abbiamo troppa fretta di andare da un posto all'altro, quando quello che vediamo non è mai abbastanza, quando l'idea di restare fermi ci crea una sensazione di disagio con noi stessi. Fuggiamo, quando abbiamo paura di sembrare ridicoli di fronte all'emozione che nasce dalla poesia di un tramonto, quando ci fermiamo a salutare un fiore o una farfalla, quando immaginiamo le fate e i folletti seduti accanto ad un corso d'acqua. Fuggiamo, rinneghiamo la favola e scegliamo la mente razionale, sicuramente utile per portare a termine i nostri impegni quotidiani ma nemica dei nostri sentimenti più puri e profondi. Fuggiamo, quando pensiamo di dover andare chissà dove e, invece, a pochi passi da noi, c'è un parco che chiede solo di essere apprezzato e compreso.
Forest Bathing non nasce, in realtà, solo in Giappone: nasce con l'essere umano che, al suo primordio, vedeva nella natura i segni del divino, e l'anima in ogni cosa che lo circondava. Nasce e cresce con figure carismatiche come Druidi e Sciamani, e, per noi italiani, con il nostro Patrono, San Francesco d'Assisi, il quale chiamava "padre" e "madre", "fratello" e "sorella" ogni singolo elemento, ogni fiore e animale, ogni cosa che avvicinava la natura all'essere umano e ne faceva "casa". Nasce, cresce e si sviluppa come linguaggio artistico, ad imitazione dei canti degli uccelli, del colore del cielo e della terra, della materia che, plasmata, diventava scultura, dapprima votiva, poi manifestazione creativa di un anelito d'artista. Nasce, cresce, si sviluppa e si trasforma in cura (Vis Medicatrix Naturae), nei suoi vari settori di applicazione. Forest Bathing è consapevolezza di tutto questo, quando si è nel bosco.
L'argomento è molto più vasto di ciò che, in genere, viene recepito come abbracciare gli alberi o camminare scalzi, e non basta un solo articolo per descriverne la profonda importanza per l'individuo e il suo benessere. Anche il percorso di studi che noi operatori abbiamo intrapreso e concluso non è, di per sè, esaustivo: ogni cosa nuova che apprendiamo è conoscenza per la mente e nutrimento per l'anima, evoluzione naturale di un flusso interiore che diventa sentiero e segna la strada stabilita sin dall'inizio della nostra venuta al mondo. Attraverso l'esperienza terrena, abbiamo la possibilità di ripristinare il legame antico con la natura e di sentirne la profonda appartenenza. Così come nel primo film Avatar, siamo eternamente connessi, come radici. Ciascuno di noi, lasciandosi abbracciare dal bosco, può scegliere il suo Albero delle Anime, custode e maestro da cui trarre ispirazione per ritrovare e tornare a percorre la strada della sua esistenza, consolidando la consapevolezza della motivazione per cui ha scelto di essere "qui ed ora".
Un eterno respiro, dunque. Ma, di questo, si parlerà un'altra volta.
Paola Elena Ferri
Fonte originale (proprietà intellettuale dell'autrice): https://www.sacromontevarese.net/it/cultura/curiosita-e-racconti-dal-sacro-monte/4336-forest-bathing-nel-cuore-della-natura