DOCUMENTI: IL CARTEGGIO INTEGRALE RELATIVO ALL'OMICIDIO E ALLA "PROFANAZIONE" DI SAN FRANCESCO IN PERTICA
DOCUMENTI: IL CARTEGGIO INTEGRALE RELATIVO ALL'OMICIDIO E ALLA "PROFANAZIONE" DI SAN FRANCESCO IN PERTICA - Dal gruppo Facebook de LA VARESE NASCOSTA
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Arcivescovile di Milano, Archivio Spirituale, sez. X, Visite pastorali
di San Carlo Borromeo e documenti aggiunti, Pieve di Varese, vol. 38.
4.1 Lettera n. 1 (27 settembre 1567)
Mittente: Preposito di Milano Fra' Protasio
Destinatario: Cardinale Carlo Borromeo
Illustrissimo
Monsignore et Patrono mio colendissimo, Per cura del Pre. Mons.
Gabriele Alciato ho inteso gli avisi dati a Sua Ill.ma Signoria dal
Proposito di Varese e da un altro gentiluomo di Velate e acciò V.S.
Ill.ma non resti mal soddisfatta di me gli dirò quanto ho operato in
questa causa. Subito avvisato dell'homicidio fatto nella persona di
questo mio frate me ne andai alla volta di Varese et qui non mancai, con
ogni solertia et diligentia,di haver il compagno del frate morto nelle
mie mani, ma trovai esso frate essersi partito per causa di infirmità da
quel mio luogo sopra Velate: dove sia capitato non l'ho mai potuto
sapere. Ho lasciato ordine al Signor Podestà di Varese, et al Pre.
Guardiano, che recapitando esso frate in quei contorni, non manchino di
farlo prendere, et incarcerarlo con buona custodia, così farò io nel
residuo della mia Provincia. Ho poi detto a certi Gentiluomini di
Velate, quali è fama, che vettono il detto loco sopra Velate alla
relig.e, che pigliano il suo loco, per non havervi più frati da
servirgli. Tra poco sarò a Milano e verrò a far riverenza di V.S.
Ill.ma, et l'avvisarò di un altro caso atrocissimo accascato a Galarà e ò
supplicarla di favorir la sua Religione come tengo per certo, bontà
sua, e non essendo questa per altro riverentemente baciandogli la vesta,
pregando di continuo Nostro Signore che gli dia esaltazione.
Humilmente me gli raccomando, da Como a dì 20 di settembre 1567
4.2 Lettera n. 2 (30 ottobre 1568)
Mittente: Provinciale di S. Francesco in Milano
Destinatario: Cardinale Carlo Borromeo
Illustrissimo
Beatissimo Monsignore, Sig. et Patrono mio colendissimo, In Milano
dissi a V. S. Ill.ma che mi parea scortesia scostarmi da qui, sinché il
Card. Alciato era da queste parti, e questo per la servitù ch'io tengo
con esso Aff.mo Card., restandomi da riformar il con. to di Varese, fra
tanto che esso Ill.mo Card. se ne è stato a Cantù, per non perder il
tempo so' andato et ho visitato et reformato esto monastero di Varese,
nel qual territorio sopra Velate a S. Fran.co in Pertigha (come credo di
V.S. ne sia stata avvisata) un ano e mezzo già gli fu ammazzato un fra'
Ant.o nostro frate di Val camonica sopra il quale gli officiali del
maleficio gli trovorno cinquanta una lira di nostra moneta et se li
portoro via, li quali denari da me furno assegnati alla fabrica della
nostra Chiesa di S. Fran.co di Como. La quale Chiesa per le guerre del
lago di Como, vivendo il sig. Marchese di Monguzo, (...) fu rovinata. La
onde per resedificar un'altra Chiesa, qual anchora resta imperfetta,
questo con. to ne resta poverif.o sendo che ci e stato bisogno mandar la
maggior parte delle sue facoltà. Volend'io rile var queste lire
cinquanta per satisfar parte dei molti debiti che ci sono, per la
presitanea separazione che si fa, sono saltati alcuni gentiluomini di
Varese, misero da ciò protestazione a quello che le tiene nelle mani,
che no' li desse fuori, e dandole sarebano state mal date, co dir che
persona volesse far motto a S.S. Ill.ma che poi sarrebbero fatto quanto
da Lei fusse stato ordinato. Ho voluto avvisarne V.S. Ill.ma acciò la
sappia di rispondere e, premieram, sa che V.S. Ill.ma quanta difficoltà
gli è dalla fabbricata di una Chiesa e quella di un organo, siccome si
sono lassati intender questi Varesotti che vorrebero che q.sti denari
andassero per aiuto per la fabbrica non di un organo, qual si fa per la
Chiesa di S.Franc.o di Varese, so' certo che S.S. Ill.ma e, certa stando
gli tempi presenti che gli organi si fano qui a posta et a satisfatio
delli Suo, che a honor de dio sennò dannarmi, glie imputato della morte
di q.sto frate Ant.o di Val camonica un frate Ludovico di S.Fran.co di
Varese. Hor veda S.S. I Il. ma si questo è, ragionevolmente, che loro
ammazzano il frate et poi lo vogliono screditare. Verso l'assegnatio
fatta per me a q.sta opera pia della fabricatio di q.sta Chiesa, nel
Capitolo Generale prossimo passato, è stata cofirmata dal pre.mo R.mo
Generale, come si puo' veder per sua patente. Perciocché supplico quanto
posso S.S. I ll.ma la si degna no lassarmi far torto, anzi ordinare
quanto persona siano sborsiati li detti denari nelle mani mie o del
Padre Guardiano di Como a beneficio come di sopra et oltreché sia terrò
obligho a S.S. Ill.ma la me darrà aio di durar delle fatighe a beneficio
di q.sta pr(eghier)a, e questo no dico per il comodo del denaro, ma per
honor dell'officio mio. Hoggi mi parto per Bergamo a far quanto mi ha
imposto S.S. Ill.ma, pregandovi ogni felicita et esaltatione la si degni
tenermi in sua buona gra(ti)a (convenevoli di saluto)
Da Cantù alli XXX di ottobre MDLXVIII
4.3 Lettera n. 3 (2 novembre 1568)
Mittenti: Pietro Griffi e Cristoforo Orrigoni, Sindaci del Convento di S. Francesco in Varese
Destinatario: Cardinale Carlo Borromeo
Illustrissimo e Reverendissimo Monsignore,
Essendo
alli passati truovati senti nove in c.a à un Frate amazzato nel
territorio di Velate pieve di Varese, et per l'officio di esso luoco
reponuti ad uno de loro officiali; Poi per il P. Provinciale Conventuale
Francescano applicati al Conv. to di san Franc.o di Varese, come appare
nelli atti d'esso officio. Furono da poi per il Guardiano di detto
Convento levati da esso officio per atto publico con sicurtà, benché
essa sicurtà volesse il denaro appresso di sé mesmo a, tanto, che fosse
liberato d'essa, ancorché questo per scrittura non appara. Il P.
Ministro più volte visitò detta sicurtà, acciò se gli dessero i danari, e
la sicurtà, qual habita a Varese, ha sempre ricusato darglieli, dicendo
volere essere liberata. Sdegnato di questo il P. Ministro lo fece
citare ad instanza del convento suo di Como sotto il loro Conservatore
in Como, sotto pena di scomunica, quand'hanche non abbia alcuna funzione
nella Diocesi di S.S. Ill.ma e R.ma; Poi, sono otto giorni che esso P.
Ministro comparse a Varese, ricercando, che essa sicurtà fosse liberata,
acciò potesse rilevare il denaro, et così insistendo esso Padre
Ministro di voler questo denaro, sotto pretesto che egli habbia
applicati di detto convento di Como. Avvisati noi sindici di esso
Convento di Varese, et così noi informati come soprastanti alle cose
pubbliche di Varese comparessimo, dicendo, che volevamo che detto denaro
restasse a questo nostro Convento di Varese. Si può essere già fatta la
detta prima applicazione, quanto ancora che il scandalo era successo in
questa parte, e questo per riparatione delli organi di detto Convento.
Si di più per la spesa patita piu volte per la venuta di esso P.
Ministro coi suoi cavalli e famiglia, che deve essere esso convento
esserne risarcito, per la fabbrica di esso organo del tutto sguarnito
già due anni, poi che essendosi contentato una volta di averli applicati
al Convento di Varese, che no conveneva avergli applicati al Con. to di
Como, alche fu recusato per esso P. Ministro, sotto pretesto, che detta
applicatione per lui fattala detto Convento di Como fosse confir.ta.
dal suo Generale, et rispondendogli noi, che il suo Generale non aveva
inteso la parte, et che si rimettevamo a Sua Ill.ma e R.ma S.a come
protettore suo, et nostro Padrone, et non se ne contentò, dicendo che
non conosceva altro superiore del Generale suo, et così si partì
sdegnato contra di noi, scandalizzando tutta la Terra nel suo mal
procedere, nel non contentarsi del giudizio di S. Ill.ma e R.ma S., et
né voler torre al Convento di Varese doppo tante spese dategli, quello,
che di raggione gli spetta, per darlo al suo Convento di Como; non
ostante che questo già per lui fosse a principio applicato al Convento
di Varese, et il scandalo fu maggiore, perché di subito partito, che fu
alli xxvii del passato, in quelli hora mandò alla detta sicurtà, che
aveva il denaro nelle mani, un altro comandamento del suddetto suo
Conservatore di Como a vedersi nella città di Como, e scomunicare per
non haver obedito al p.o comandamento, al quale per il suo Vicario
foraneo di Varese in virtù ancora di vettore del suo R.mo Vicario
Galerio è stato inhibito. Il scandalo fu anche maggiore per la sua
iniquità, che esso P. Ministro mostrò contra di noi, perche doveva far
citare essa sicurtà sotto il Conservatore suo di Varese, o vero sotto
suo Vicario foraneo, come Giudici competenti; et poi non doveva contra
la forma del Concilio co' scomuniche et di piu si dovea contentare, che
fosse rimessa a V.S. Ill.ma e R.ma. Et quando quella si voglia meglio
informare del fatto potrà farne scrivere al suddetto Vicario foraneo,
che sumariamente si voglia informare e scrivesse a V.S. Ill. ma e R.ma,
che troverà quanto se gli scrive conforme alla verità. Supplichiamo
adunque V.S. Ill.ma e R.ma, che essendo Lei protettore del detto ordine,
si contenti ordinare che detto denaro si habbia da spendere alla
rifettione d'essi organi di San Franc.o di Varese, et che non si habbino
per alcun modo di dare al detto convento di Como; et di più comettere
al detto P. Provinciale che in questo più non se impedisca, et così
speriamo ottenere da V.S. Ill.ma e R.ma a la quale humilmente segli
racc.mo.
Da Varese, li II di Novembre del MDLXVIII
D. V. S. R.ma et I l.ma
Obbedienti.mi servitori,
Gio. Pietro Griffo d'il suddetto Monasterio di Varisio sindaco
Christoforo Origone d'il sudetto monastero di Varisio sindaco
4.4 Lettera n. 4
Visitazione di San Carlo Borromeo a S.Francesco in Pertica
(Trascrizione da Archivio Diocesi Arcivescovile di Milano, Visitazioni Pieve di Varese, vol.
14, Q.1-6)
1574 die Jovis XVIIII Aug.
Ill.mo D. visitavit ecclesiam S. ti F.ci in loco campestri super monte et in regione loci de Monte profunda et lata valle mediante constructa est ubi alias morabantur duo fra-tres ordinis S... epoca ressedevit Heremita qui inde fuit a prefato Ill.mo D. expulsus. Non est consacrata, non est adomodum magna sed lata. Altare est in capite sub arcu testudinis non consacratum. Est longum et latum ad forma carte cruce et candelabris. Loco iconae habet diversa ornamenta in pariete ex stucco arte laborata et cum niciola in medio dicte parietis intra quam adest pulcherrima statua insignis M... decenter picta et inaurata. Dicta testudo remanet clausa cum hostiolo... inde altaris ibi post altare dictus Heremita per aliquod tempus degiebat nocturno tempore. Posita est in medis frontispiti. Parietes sunt partim dealbata et partim rudes. Solum ecclesiae caret pavimentum. Tectum ecclesiae caret soffita. Non adest campana.
4.5 Ordinazione successiva (27 ottobre 1574):
Si
proceda all'altar di croci et candelieri d'ottone. Si finiscano de
incrostar et imbianchir li muri della chiesa. Si faccia il pavimento
della chiesa. Si faccia la soffitta al cielo della chiesa, et
specialmente di sopra all'altar sino al primo trave, et fra tanto non vi
si celebri messa. Si proceda di un campanile quale si accomodi di sopra
la chiesa co' due piastrelli. Si proceda di un vaso condecinte per
l'acqua santa et co' la sua colonna per piede. La chiesa si tenghi
chiavata, et la chiave in stia in potere del curato, o di persona
deputata da lui.
4.6 Note sull'oratorio di San Francesco in Pertica, autore ignoto, 1612 (trad. dal latino)
Nulla
è stato eseguito delle prescrizioni delle visite precedenti per quanto
riguarda questo oratorio, (.) sappiamo dell'altare distrutto, della
porta senza le ante, del tetto crollato, di molte immondizie e cose
profane e di cose abbadonate, che rendono necessario il suo restauro:
affidiamo di conseguenza tutto a Velate, il compito di riparare con un
tetto, con murature più sicure e con porte, e di affidare al Parroco la
chiave. Se in verità non vuole far fronte a questa modica spesa, il
Parroco faccia in modo che l'oratorio venga distrutto, sia eretta una
croce a segnalare il sacro luogo. Quindi recintato il luogo, affinché
esso non sia accessibile alle bestie. Si devono censire le vicine
edicole e siano i terreni vicini restituiti all'oratorio stesso, che non
sia lecito a tutti gli abitanti abitarle in confiteusi col Parroco
(...).
4.7 Nota aggiunta successivamente (1612)
De
Oratorio destructo: sit prophan. Titulum, reddites, et onera, si qua
sunt huius destructi oratorij, ad altare maius parochialis transferimus.
Andrea Ganugi